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IL VOLO DELLE FARFALLE
La voce di Emanuela è di Francesca La Scala
Tecnico Carlo Mastrogiacomo
Foto di scena di Enzo Maniccia
“Lo spettacolo nasce da un commistione di sensi del dovere: di donna, di romana, di italiana, di attrice, di coetanea” è così che Federica Festa presenta il suo nuovo spettacolo, diretto e interpretato come di consueto da lei stessa.“Io avrei la stessa età di Emanuela “dice” se lei non fosse stata sottratta all’attesa di quell’autobus. Come lei, da adolescente passeggiavo spesso tra san Pietro e Largo Argentina, come lei suonavo il flauto, indossavo jeans e scarpe da ginnastica. Mio zio era Monsignore, viveva nella Canonica del Vaticano e ho respirato a lungo nelle domeniche in visita a Zio Don Mario l’aria mista di Talco Roberts e mirra di quelle sale silenziose e vuote, dove poter parlare solo sottovoce e camminare a testa bassa.
Sono cresciuta con la storia della scomparsa di Emanuela e i primi giorni dopo quel 22 giugno 1983 i miei genitori mi dissero che non volevano che uscissi più da sola.”
Critica di stampa e di settore
Lo spettacolo molto toccante è, forte della licenza poetica, un duro attacco al silenzio del Vaticano, parte questa particolarmente apprezzata dai familiari della vittima.
Laura Landolfi, Il Riformista
C’è l’intenzione di utilizzare il teatro per guardare in faccia un mistero, per conoscerlo meglio, per averne meno paura, mostrando dall’inizio alla fine e attraverso una puntigliosa analisi delle sentenze della Procura di Roma e delle interviste ai protagonisti, ai testimoni, ai familiari, lo scenario completo di questa mai risolta tragedia umana.
Emilia Costantini, Corriere della sera
La venditrice di souvenir, assolutamente il carattere più riuscito, che guarda la storia dall’esterno.Paola Polidori, Il Messaggero
Uno spettacolo che merita di essere visito perché realizzato con garbo; col garbo di chi vuol raccontare una storia senza sfruttarne i lati più oscuri ed inquietanti soltanto per rendere più appetibile la messa in scena.
Camilla Barbieri, Recensito.net
Parole e sentimenti semplici per un’opera che non lo è affatto, come non lo è ricordare ancora quegli eventi a distanza di più di venticinque anni. Tuttavia scegliere di portare in scena uno degli eventi di cronaca più oscuri e irrisolti dell’ultimo trentennio di storia italiana non è evidentemente stato un caso, dal momento che recentemente ulteriori dichiarazioni sono andate ad aggiungersi al bagaglio già consistente di illazioni, conferme e smentite e, come la stessa regista ha confermato in chiusura di spettacolo l’altra sera, obbligandola a riscrivere parte del copione a spettacolo già iniziato.
Soffermarsi sul mestiere, sul talento innegabile di quest’attrice e della sua regia, è praticamente superfluo; basta assistere a questi sessanta minuti coinvolgenti, che non disdegnano neanche di suscitare sorrisi e commenti divertiti, senza mai perdere di vista quel filo rosso, accorato, legato al viso dolce di una ragazza scomparsa nel nulla, e al dolore e al ricordo di chi l’ha conosciuta. Un volo di farfalle lieve come il loro battito d’ali sottolinea i passaggi d’animo e d’intenzione delle molteplici interpretazioni della Festa, aiutata dalla sua fisionomia intensa e attenta. Luisa Monnet, Teatro.org